lunedì 2 luglio 2018

La città metropolitana della Baia di Napoli (1)


La nuova Città metropolitana come Baia di Napoli e lcintura degli antichi casali agricoli.


E' nei momenti di massima innovazione tecnologica che l'uomo decide di abbattere “le vecchie mura” diventate inadeguate e dare una nuova Forma  alle proprie città. 
Così, successe a Cumae, la Città madre, nel VIII e nel VI secolo a.C., alla Neapolis greca, la città nuova, alla città angioina ed a quella aragonese. Così accadde alla fine del settecento in tutta Europa, quando le antiche mura ormai inutili furono abbattute, e furono costruiti Ring e Boulevar.  Anche a Napoli accadde. Le mura furono inglobate e, infine, scavalcate. 

Nell’ottocento, così, la città tracimò nel territorio extra murale e, varcando anche le sue porte naturali, risalì lungo la collina di Posillipo straripando da un lato nei Campi Flegrei e dall'altro nelle paludi del Drizzagno. A nord, scalando con le funicolari le colline, fondò il quartiere del Vomero.
Alla metà del secolo scorso, complice la realizzazione della Provinciale 1, della tangenziale, e dell'asse mediano, Napoli ha invaso l'area a nord trasbordando nella pianura campana. 
Questa volta, purtroppo, senza progetto e senza Forma urbana.

Il grande urbanista Gianfranco Caniggia, sostenne in un saggio sull'argomento, che le grandi città, alternano brevi periodi di crescita tumultuosa a lunghi periodi in cui ripensano al proprio destino, riarmonizzando progressivamente nei decenni succesivi la loro forma. 
Forse è quello che sta accadendo. Ora e qui.. 

Per Napoli, e per altre dodici grandi città Italiane, siamo alla vigilia di qualcosa di analogo. 
In questi anni di crescita tumultuosa e spesso incontrollata dell’edificato, la Città metropolitana è già nata sotto i nostri occhi spesso distratti e inconsapevoli. Giorno dopo giorno. 
Di fatto, esiste già. 

Nuove norme nazionali promulgate sotto la spinta della contestata Spending Review, oltre all’associazionismo obbligatorio dei piccoli comuni delle aree interne da qualche anno, hanno previsto, dopo decenni di discussioni, un nuovo assetto istituzione per 13 città italiane che sono state individuate come Città metropolitane. 

Dal 2015, (a meno di ulteriori possibili proroghe giustificabili dalla complessità del processo in atto) si sono approvati gli Statuti, ovvero, i Documenti essenziali per la loro “fondazione”. 
O per meglio dire, rifondazione.
Un Documento fondamentale, quello statutario, che potrebbe sancire la fortuna delle nuove metropoli o contribuire al loro declino. Vedremo. 

Tocca ora anche a noi, dunque, concorrere per avviare una fase di riarmonizzazione della conurbazione partenopea; per trasformarla in una affascinante ed efficiente metropoli del terzo  millennio, ponendo l’uomo, le comunità, le culture e la geografia, in sintesi il Territorio, al centro del nuovo disegno come elemento fondante del nuovo Statuto. 
Compiendo un atto, per certi versi Sacro, destinato a lasciare i suoi frutti per molti decenni.

La nuova Città metropolitana sarà la Baia di Napoli e la cintura degli antichi casali agricoli. 
Un' alleanza di territori. 
Una metropoli raccolta intorno al suo mare e in pace con la sua fertile terra. 
Tre vulcani attivi, il suo decantato sole, le brezze e i venti di mare, le forniranno l’energia del futuro.


Breve riflessione sulla storia della città

Napoli ce l'ha nel suo DNA questo destino: 
cambiare spesso forma, immagine e organizzazione, pur restando sempre uguale a se stessa. 
Fu Palepoli, Partenope, Neapolis, capitale Angioina e Aragonese, sede vicereale spagnola, 
nobile capitale illuminista. 
Toccò a grandi cartografi disvelare e rappresentare, con le loro incisioni, di volta in volta, la nuova forma della città: nel ‘400 era nella tavola Strozzi; nel ‘500, furono le tavole del Lafrery a disvelarla, nel '600 la raccontò lo Stopendaal. Nel '700 fu incisa l'immagine della Napoli che più conosciamo e amiamo: quella del Duca di Noja. 
Era l’immagine della nuova capitale illuminista, inquadrata sulle nuove porte: il ponte della Maddalena, i Granili, l'Albergo dei poveri e la via nuova Poggioreale. Strade ed edifici inquadravano la collina di San martino e costruirono l'immagine della cottà che tutti amiamo. 

La Grande Napoli, sarà davvero la baia di Napoli? O si tratta solo di una elucubrazione intellettuale? 
Lo è già.
Una città straordinaria, raccolta intorno al suo mare. 
Il famoso golfo che abbraccia Napoli, diventerà una baia che raccoglierà la nuova metropoli.  
Una baia come quella di Amsterdam, come San Francisco, come Venezia. 
Una Baia, con tre isole a farle da porta. 

Sarà una nuova metropoli cinta da importantissimi centri urbani e come sempre, da un'area agricola ricchissima alle spalle. Anche se oggi fortemente squilibrata e degradata. 

La nuova Napoli sarà  “una collana di perle”. 
Luoghi, tra i più conosciuti nel mondo, saranno raccolti in una sola grande città. Formeranno l’Identità e la struttura culturale, economica e sociale della nuova metropoli. 
Leggiamone alcuni in sequenza, come se fossimo in viaggio nella baia, dal sorgere del sole verso il tramonto: la Sorrento di Caruso; Vico Equense, punta finale dei monti Lattari; la Castellammare delle acque; l'immensa Pompei capitale dell'archeologia, la Torre del Greco dei coralli e delle ville barocche; Ercolano, dagli scavi più preziosi; la Boscoreale delle ville rustiche; Torre Annunziata delle ville e di Oplonti; la Portici della Reggia borbonica e del Miglio d'oro; la San Giorgio delle ville e di Massimo Troisi.
Al centro della baia, Napoli, Patrimonio dell'umanità, con san Martino e Sant'Elmo a fare da Nuova acropoli per il grande Centro Antico greco-romano patrimonio Unesco, la reggia di Capodimonte, il Museo archeologico; e, a occidente, i Campi Flegrei: Pozzuoli - Dicearchia,  Baia, dal Palatium  termale in parte sommerso , 
Miseno, il porto della Classis Misenensis. 
Verso il tramonto, la città madre: Cuma, a chiudere il golfo, con Monte di Procida, Procida e Ischia. 
Tutt’intorno alla baia, la terra degli antichi Casali agricoli: i preziosi frammenti di una Campania felix, terra fertile e felice come poche nel mondo, che attende ora che si lavori bene per recuperare il suo nuovo destino. 
Terre preziose e terre da bonificare, fianco a fianco. 
Ma è una campagna viva la campagna dei casali. Croce e delizia.
E, tre vulcani attivi, a darle l'energia pulita e a basso costo.. 


Quante città possono raccontare una tale ricchezza?
La città metropolitana sarà una nuova grande Città: un'alleanza di Territori e di Comunità. Una Capitale del mediterraneo. 
La nuova metropoli dovrà nascere rinsaldando un patto tra territori preziosi.
Un patto tra Sistemi Territoriali di Sviluppo. 
La normativa statutaria le chiama zone omogenee, ma è lo stesso. Sono Unioni di terre millenarie, raccolte intorno alla vecchia Napoli, ora non più schiacciate dal suo peso, non più periferie perché diventate parte integrante di essa. Ad ognuna un compito. Ad ognuna un destino all'interno della Nuova città.
La nuova metropoli del III millennio, potrà così finalmente presentarsi al mediterraneo, e al mondo intero, come  l'alleanza dei Territori e delle Comunità della baia di Napoli. 

Quest'Idea, finalmente, riecheggia in questi giorni in iniziative Politiche e Culturali come se fosse nuova. 
Si muovono in tal senso Ie Istituzioni, le Università.  
Ma non è così.
Questa idea parte dalla valorizzazione di un patrimonio collettivo già esistente. 
Nacque con la Visione strategica contenuta nel Piano Territoriale Regionale (PTR) - un documento di pianificazione e programmazione pluriennale avviato da una Giunta di centro sinistra, e approvato in Consiglio regionale all’unanimità anche col voto della successiva maggioranza di centro destra - e oggi un Patrimonio di tutti. 
Un Patrimonio che noi Green abbiamo contribuito a realizzare in questi anni e che difendiamo con forza. 
Un Patrimonio fatto di una Visione condivisa e di una Pianificazione strategica. 
Un patrimonio prezioso ed irrinunciabile perchè contiene la Visione conclamata della nuova Campania plurale. 
Una visione per il suo sviluppo durevole e sostenibile composta dall'alleanza di 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS).

Francesco Escalona
co-presidente del Comitato Tecnico Scientifico - Gente Green 

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