mercoledì 19 dicembre 2018

Nasce a Napoli Alleanza Civica Ecologista


A seguito del deludente esito di COP24 di Katowice, noi Cittadine e cittadini con diverse – o con nessuna – esperienze politiche alle spalle ci siamo incontrati ed abbiamo stretto un Alleanza.
A unirci non sono le convinzioni del passato ma una stessa idea di futuro che finora in Italia non ha trovato spazio nella politica e nella cultura ma che in Europa è già fatta propria da tanti  movimenti, a questa Alleanza abbiamo dato il nome di Alleanza Civica Ambientalista 



Noi cittadini del XXI secolo, chiamati a raccolta a Napoli dall'Associazione Gente Green,
consapevoli dei Cambiamenti Climatici e delle drammatiche conseguenze per l'umanità tutta, consci che il riscaldamento globale è dovuto ad un’eccessiva concentrazione della CO2 e degli altri gas presenti nell’atmosfera a causa di emissioni non più solo di origine naturale ma anche antropica, convinti che la causa dei cambiamenti climatici sia l’accumulo di gas serra in atmosfera, prodotti dalla combustione delle fonti fossili di energia e dall'abbandono e dal cattivo uso del suolo, intendiamo costruire un'Alleanza civica ed Ecologista con l'obiettivo di creare una forza capace di informare i cittadini e condizionare positivamente le scelte dei decisori locali.
Siamo ulteriormente convinti che le città siano le principali fonti di emissioni di gas-serra e la causa prioritaria dei cambiamenti climatici con forti consumi energetici e grandi emissioni di CO2.
Pertanto, per affrontare i cambiamenti climatici, è necessario, contemporaneamente alle azioni globali, rendere le città sostenibili e vivibili.
Nella consapevolezza che se non si interviene con azioni immediate, pensando globalmente e agendo localmente, non si potrà conseguire un risultato positivo, ci impegnamo ad agire attraverso azioni concrete, vertenze territoriali ed iniziative con gruppi di studio su tematiche cittadine collegate ai cambiamenti climatici, come, ad esempio il Verde Urbano, Energia, Mobilità, Turismo e sviluppo sostenibile, rifiuti, città metropolitana.

Primi firmatari

Carmine Maturo, esperto in turismo sostenibile - Cristiana Liguori, Attrice/Regista - Angela Vitale, insegnate - Francesco Escalona - Architetto Paesaggista, scrittore -Maria Lionelli, imprenditrice - Enzo Russo Architetto Mobility Manager - Guido Liotti, esperto in processi partecipativi -Antimo De Martino, Architetto e advaisor su ambiente e sostenibilità - Antonio Acocella,  imprenditore dello spettacolo Donatella Bozza, Architetto- Beni Trezza,  Avvocato ambientalista - Maurizio Frassinet, Zoologo, Esperto di Aree Naturali Protette - Flavia Ripici esperta in comunicazione non verbale - Amalia Scielzo, Architetto - Cristina di Stasio, Imprenditrice/Innovatrice - Nicola Cotugno, Architetto Frine Carotenuto, Architetto - Paola Staffieri, Architetto - Guido Caridei, Ingegnere ambientale, blogger - Antonio Daniele, ingegnere - Angela Ansalone pediatra - Cristina Canoro, project manager presso centro sub Campi Flegrei - Rosalba Iodice, Architetto esperta in progettazione urbana - Antonio Lucisano - imprenditore, esperto in alimentazione - Gabriella Guida, Sorico dell'Arte - Lorella Starita, Storico dell'Arte -  Giancarlo Nobile Antropologo - Roberto Sola, imprenditore - Teresa Tolentino,  Editrice d'arte - Titti Vollero funzionaria - Martin Devrient, architetto  artista - Sergio Frattini vicepresidente associazione "Bici per la citta' Frattamaggiore - Gabriella Camera, architetto - Olimpia De Simone Associazione " La citta' Armonica" - Giovanna Lauro, architetto - Titti Tidone, Mamme Antismog - Stefania Salvetti Architetto - Valeria Vanella Architetto - Alessia Fresca impiegata - Fabrizia Elena Fresca, Avvocato - Emiliano Di Napoli, Avvocato - Mariella Fabbris, attrice , autrice, ricercatrice - Maria Cerovaz, Architetto, Pio Russo, Architetto - Marco Borrelli, Architetto Ricercatore Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" - Nino Luciano, Imprenditore - Checca Villani, traduttrice Tribunale di Napoli - Federico Liotti già dirigente alfa romeo in pensione - Luciana Panetta avvocato


E' possibile aderire al documento e alle conseguenti attività inviando una  e-mail associazione@gentegreen.info oppure lasciando un commento nella pagina.  

mercoledì 17 ottobre 2018

Comincia la mobilitazione comune: a Bruxelles incontro Verdi Europei con forze politiche e associative italiane

Nel contesto dei successi ottenuti in Baviera, Belgio e Lussemburgo dagli ecologisti, si è svolto a Bruxelles un incontro con alcuni esponenti di forze politiche e associative civiche, progressiste ed ecologiste su invito dei Verdi Europei, che ha rappresentato una tappa di un dialogo iniziato qualche mese fa in Italia. 

Il confronto è stato incentrato sui temi dell’ecologismo politico, dalla lotta ai cambiamenti climatici al Green New Deal, su un’Europa forte, ma profondamente riformata nelle politiche e nel funzionamento, su una difesa intransigente dei valori di democrazia ed eguaglianza, sulla partecipazione delle donne e sul rifiuto di tutti i nazionalismi. Questa è anche stata l’occasione per discutere del contesto europeo e delle priorità che caratterizzeranno la campagna elettorale dei Verdi Europei per le elezioni del maggio prossimo, che si annunciano particolarmente importanti.

Sulla base di obiettivi e valori comuni, si è concordato di avviare una mobilitazione, aperta a chiunque condivida queste idee, su iniziative popolari europee per la transizione ecologica, per ridurre il riscaldamento globale e per il rafforzamento dei diritti civili e politici in Europa e su iniziative pubbliche comuni in Italia nelle prossime settimane, per portare nella politica italiana una comune visione federalista europea, femminista ed ecologista.


Monica Frassoni, Mar Garcia e Gwendoline Delbos-Corfield (Partito Verde Europeo), Marco Affronte, Ska Keller, Philippe Lamberts, Bas Eickhout, Judith Sargentini, Bodil Valero, Ernest Urtasun, Vula Tsetsi (Verdi/ALE),  Angelo Bonelli e Luana Zanella (Federazione dei Verdi), Beatrice Brignone e Annalisa Corrado (Possibile), Marco Furfaro e Diego Blasi (Futura), Carmine Maturo e Roberto Della Seta (Green Italia), Alessio Pascucci e Federica Battafarano (Italia in Comune), Rossella Muroni (deputata ed ex Presidente di Legambiente), Marco Cappato e Marco Perduca.

giovedì 4 ottobre 2018

Gente Green: liberate Domenico Lucano, patrimonio di umanità.

All’alba del due ottobre è stato arrestato un sogno. 
Questo è quanto accaduto a Riace, piccolo paese della Locride, e al suo Sindaco, Domenico Lucano, patrimonio di umanità. Altrove filo spinato ai confini e barriere d’ogni sorta, a Riace, non solo umanità e accoglienza, ma una soluzione reale, concreta. Qui la solidarietà è sostenibile e Lucano ha proposto e realizzato un modello che funziona. È qui che agli uomini è stata restituita la loro dignità di esseri umani. Un arresto che indigna quanti credono in una visione della vita, in un'idea di convivenza e di libertà, che rispetti il diritto, non solo degli immigrati ma di tutti, di vivere una condizione di pace sociale in nome della democrazia e delle libertà civili. Un arresto che apre interrogativi importanti, ora, divenuti un inderogabile obbligo per le coscienze.

Bisogna, ora più che mai, uscire allo scoperto senza ergersi dall'alto del proprio pulpito a censori moralizzanti pontificando sulla legalità. Lucano ha disobbedito, sì, ma il vero reato è confondere l'accoglienza col favoreggiamento. Lucano è un "fuorilegge" perché ci ha messo la faccia, perché ha sostenuto la speranza di uomini disperati, e se la solidarietà umana assurge a fattispecie di reato, ognuno di noi oggi ha l’obbligo di fermarsi e di riflettere. Se la disobbedienza civile è l’unica forma di resistenza per salvaguardare i diritti umani, allora è necessario prendere atto del momento terrificante che sta vivendo la nostra democrazia e con essa le libertà civili del nostro paese. Le leggi esistono e vanno rispettate, esiste però la giustizia, e legalità e giustizia non sono affatto sinonimi.

Non tutto quello che è legale ha a che fare col concetto della giustizia. La giustizia richiede uno sforzo riflessivo importante, richiede un profondo vaglio critico e analitico di cui la legalità non necessita perché è prescrizione legislativa. La giustizia elabora criticamente e questo pensiero critico è funzionale alla ricerca di soluzioni appropriate rispetto al contesto. Ha rispettato forse le regole Oskar Schindler, famoso per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa 1.100 ebrei dallo sterminio? E chi ha lottato contro il fascismo, e oggi l'apologia del fascismo nell'ordinamento giuridico italiano è un reato, in quel momento ha rispettato le regole? Domande provocatorie, sì, forti come uno schiaffo in pieno viso ma necessarie. Riflettiamo su quanto sta accadendo e domandiamoci se è giusto. Interroghiamo i nostri principi etici, i nostri i valori morali. Domandiamoci se non sia il caso di elaborarne di nuovi. Se le leggi non tutelano i deboli, allora bisogna battersi per cambiarle. La legalità senza giustizia è schiavitù, in tal caso la disobbedienza diventa una magnifica virtù.

*A titolo personale e in qualità di Rappresentante Legale dell’associazione ambientalista Gente Green, assieme a tutti i membri  dell’associazione  sosteniamo Domenico Lucano e aderiamo alle manifestazioni in suo supporto.
     
Angela Vitale
Rappresentante Legale Gente Green

sabato 29 settembre 2018

Salviamo Le Fontane di Napoli

«E tutte le fontane di Napoli sono lagrime», diceva Matilde Serao nelle sue leggende napoletane. Ancora oggi, le fontane monumentali di Napoli piangono, o meglio,
alcune non "piangono più" perché il loro flusso d'acqua si è fermato ed è stato sostituito dall'incuria e dall'abbandono.
Sono più di dieci anni che le fontane di Napoli sono prive di cura e manutenzione. È questo il messaggio che, in occasione di Puliamo Il Mondo al quartiere Forcella, abbiamo voluto lanciare con Legambiente Parco Letterario Vesuvio, le associazioni del territorio e l'Assessorato all'Ambiente del Comune di Napoli, ripulendo la Fontana della Scapigliata che si trova in Via Egiziaca a Forcella.
La Fontana, costruita tra il 1539 e il 1541 per volere del Viceré don Pedro di Toledo e progettata da Giovanni Merliano da Nola, inizialmente era molto ricca d’acqua tanto che veniva usata anche per alimentare due mulini della vicina Santa Casa dell’Annunziata, e per rifornire gli abitanti della zona. I bordi della vasca, invece, erano volutamente alti e robusti per permettere alle massaie di lavarvi i panni.
L'appello è: "Salviamo le Fontane di Napoli"


Carmine Maturo
Giornalista Pubblicista
Co-portavoce di Gente Green

venerdì 28 settembre 2018

Un Piano per il verde di Napoli: La proposta di Gente Green

Napoli ha urgente bisogno di un Piano del verde, propedeutico alla redazione di un  Piano industriale, documento esecutivo che interpreterà la risorsa arborea cittadina e metropolitana come una grande risorsa economica territoriale.

Una infrastruttura per la città, per la salute dei cittadini e per la qualità della vita; un'opportunità  per esaltarne la Bellezza, per riqualificare il paesaggio, per ridurre le temperature nei mesi estivi, per contrastare le bombe di calore, per ridurre i livelli delle polveri sottili; per generare iniziative associative e imprenditoriali, lavoro stabile e di qualità.
Tutto ciò potrà essere a costo zero per l'Amministrazione cittadina e metropolitana e per le Comunità.
Proviamo a tracciarne gli elementi essenziali.





L' Azione portante

L'idea strategica, nonché slogan per la comunicazione, sarà:
Piantiamola! Una visione green per la città del terzo millennio.

Si tratta di lanciare un Grande progetto per dotare la città di un importante stock di verde urbano che integri l'esistente. Un Progetto capace di fornire una grande quantità di ossigeno alla nuova città.
Per far questo, andando anche oltre la legge Rutelli, si punta a porre a dimora, in attuazione di un sistema di progetti qualificati e integrati, un'essenza arborea o arbustiva per ogni cittadino della città di Napoli.  
Un imponente Piano per la corretta messa a dimora e per la migliore gestione nel tempo di circa un milione di nuove essenze arboree e/o arbustive per la città di Napoli e di oltre due milioni e mezzo di esemplari per la città Metropolitana. 
Per ossigenare e per esaltare il paesaggio della “Baia di Napoli” rigenerando e restaurando paesaggisticamente la soffocata cintura rurale degli antichi casali agricoli.   

Il progetto di Piano, da presentarsi nell'ambito di un Progetto europeo, ad esempio un LIFE Natura, sarà redatto sulla base delle Linee guida per il verde urbano già redatte dal Coordinamento per il verde di Napoli e fatte proprie dall’ Amministrazione comunale anche sulla scorta di questo Documento integrativo.

Il primo Documento ha tracciato le linee del COSA  fare.
Questo contributo si pone il problema del COME fare dal punto di vista tecnico, partecipativo, finanziario e gestionale.

La Procedura
I Documenti di riferimento saranno:
- Censimento del verde della Città di Napoli
- Per un Piano del verde    - Normativa tecnica, Finanziaria e Gestionale
Documento di Orientamento Strategico (DOS)

Progettazione del Piano del verde  
Fonti finanziarie:  Bilancio comunale; progetto LIFE

Piantagione
Finanziamenti:
Crowdfunding. Raccolta diretta fondi presso la cittadinanza (con banchetti sul tema): Un albero per ogni cittadino.
Programma Life. Fondi comunitari.
Bilancio comune di Napoli.
Fondi POR 2020 Obiettivo specifico.



Piano di gestione:     progetto LIFE
Idea strategica:
Punto Linea Superficie

La Forma del Piano del verde dovrà costituire l'ossatura della rete ecologica cittadina.
Potrebbe essere riassunta con l'immagine suggerita dal celebre motto di Kandinsky: 
“Punto, linea, superficie”.
Per punto si intenderà il progetto del verde per una piazza, per il giardino di un edificio pubblico,  per il verde attrezzato di quartiere, per un edificio scolastico, la messa a dimora di un esemplare isolato di grandi dimensioni etc, etc.
Per superficie si intenderanno i grandi accorpamenti di verde dei Parchi e dei Giardini urbani, dell'Orto Botanico, della vigna San Martino, del parco Virgiliano. Il verde di terzo paesaggio delle grandi aree dismesse che già così come sono oggi possono essere intese come Parchi avendo la Natura già di fatto reinsediato l'area con essenze autoctone, coerenti, robuste e anche economiche nella gestione dei declivi collinari (si fa riferimento, ad esempio, a una grande parte di Bagnoli o ai grandi isolati ex industriali di Napoli est).
Per linea, si intendono i grandi viali urbani, i giardini lineari, i costoni tufacei a forte declivio, le scale, le piste ciclabili... insomma, tutti gli elementi  lineari di interconnessione urbana.
È l'insieme di tutti questi elementi che andrà a rafforzare lo specifico carattere della parte urbana e a raccordare le singole aree, i punti e le superfici,  armonizzando, per far diventare il tutto un sistema, i tantissimi interventi anche quelli micro dei singoli cittadini.

Sarà un vero Piano del verde, valido da un punto di vista naturalistico, ecologico, igienico e paesaggistico.
Sarà l'insieme di queste parti che, andando a incidere sui diversi quartieri che concorrono a formare la città, garantirà la quota di ossigeno, mitigherà i rumori creando barriere fono assorbenti naturali, abbasserà la quantità di polveri sottili prodotte dalla metropoli.

Il Progetto

Il Progetto sarà fortemente partecipato.

Particolare cura dovrà essere investita, nella fase di Progetto, nella coerenza col carattere della singola parte urbana interessata e dei nodi di interconnessione; nella giusta e appropriata scelta delle essenze, della composizione dei viali e dei giardini con l'attenta  alternanza di essenze spoglianti e sempreverdi nonché di essenze colorate che attecchiscono e fioriscono naturalmente nella città di Napoli.

Nella sistemazione degli elementi di arredo dei Parchi e dei Giardini si terrà conto della Normativa tecnica per i parchi e i giardini della città. 


Il disegno di PIANO

Il Piano, con e l'enorme quantità di essenze arboree piantate nel centro storico e nella nuova città metropolitana secondo un progetto ben definito paesaggisticamente, architettonicamente, da un punto di vista agronomico e sanitario etc. etc, costituirà il grande disegno fondativo della città metropolitana.
Una griglia verde, una Rete ecologica da sovrapporre alla struttura urbana novecentesca. 
Un Sistema di segni di particolare importanza per la nuova città metropoli della baia di Napoli e per il sistema dei Casali. 
Un sistema forte e complesso paragonabile all'impianto delle città di fondazione, al tracciamento degli isolati, al disegno delle mura, del sistema degli edifici pubblici.
Sarà il sovrapporre alla città del XX secolo la rete ecologica e paesaggistica del terzo millennio, il sistema di alberature e di edifici della smart city del 2030. 
Punti, linee, superfici verdi trasformeranno la città. 

Il modello urbano a cui fare riferimento può essere ricondotto al sistema di edifici, allineamenti e parchi che ideò Ferdinando Fuga per restituire il nuovo paesaggio alla città-capitale illuminista di re Carlo III: l'Albergo dei Poveri, i Granili, il Cimitero delle 366 fosse, il Ponte della Maddalena, il riallineamento di via Nuova Poggioreale, il nuovo grande molo nel Porto con la grande lanterna (ora  molo san Vincenzo) etc, etc.

Il ruolo delle aree agricole metropolitane.
Le aree agricole della città metropolitana rappresentano già da oggi, a detta dell'agronomo Antonio Di Gennaro, più del 60% della produzione agricola della Campania. Una realtà produttiva di grande valore.
E quindi forniscono sicuramente un importante apporto in termini di ossigeno alla città.

L'agricoltura urbana potrebbe estendere enormemente le aree di sua competenza riempiendo i vuoti delle aree dismesse dall'industrializzazione, andando a colonizzare tanti interstizi strappandoli all'abbandono in virtù della solidità del settore maturata negli ultimi anni e della grande domanda proveniente dalla densità abitativa dei tre milioni e mezzo di abitanti della città metropolitana. 
Sviluppando, tra l'altro, importanti Politiche di collaborazione per lo smaltimento dell'organico o per la formazione ambientale dei nuovi cittadini metropolitani attraverso Parchi urbani e Masserie didattiche; o ancora partecipando a forme innovative ed ecosostenibili di svago, di enogastronomia e all'ospitalità alternativa attraverso lo sviluppo di una fitta rete di agriturismi urbani. 
Costituendo importanti Centri agricoli produttivi intorno a produzioni preziose vinicole con i famosi DOC campani o con le produzioni arboree di agrumi e di mele albicocche, pesche di altissima qualità; o ancora recuperando la straordinaria produzione di pomodori San Marzano o cultivar antiche e preziose sviluppate nel settecento nei giardini delle ville e dei palazzi della nobiltà meridionale accentrata nella capitale e conservatesi, perché dimenticate, nei meandri e nelle pieghe degli orti e dei giardini urbani dell'odierna metropoli.
  
La GESTIONE

Il Progetto generale di questo Grande sistema arboreo e agricolo urbano dovrà essere parte integrante di un Grande progetto di gestione da redigere congiuntamente al Piano del Verde e a un piano e a un cronogramma strategico di piantumazione. Ma, soprattutto, e questa è davvero un'innovazione, a un vero e proprio Progetto industriale per la gestione del verde.

Questa enorme quantità di essenze agricole e arboree, infatti, sarà ragione della produzione di tonnellate e tonnellate di legno; ragione prima e alimento per la messa in funzione di un ciclo per la produzione di BIOMETANO e di COMPOST.

Il biometano e il compost

Le potature stagionali di riarmonizzazione e i tagli strategici, lungi dal diventare elementi traumatici per le essenze se gestiti singolarmente, estemporaneamente e scorrettamente, diventeranno così, invece, un normale ciclo di produzione industriale capace di rendere la manutenzione e la gestione del verde urbano e metropolitano totalmente autofinanziata.
La rete ecologica sarà come la rete elettrica e la rete dell'acqua. 
Avrà senso e ragione d'essere la nascita di una Società Pubblica per la gestione del verde urbano e metropolitano così come esiste la Società ABC per l'acqua pubblica napoletana e, perché no, in futuro una Società per la gestione della rete elettrica delle energie rinnovabili urbane.
  
È evidente infatti che il Progetto di Piantumazione della città, con punti, linee e  superfici verdi, dovrà essere sempre misurato rispetto alla sostenibilità e alla convenienza produttiva, parziale e complessiva. Perciò deve essere ben chiaro che la piantumazione non sarà solo un'operazione paesaggistica per la bellezza o la salubrità, ma sarà anche, forse soprattutto, un'operazione economica e finanziaria. 
Si tratta dunque di immaginare, disegnare, creare  e lanciare un'Impresa Pubblica capace di fornire risorse alla città attraverso una gestione moderna e intensiva del verde, sorretta da un Piano industriale capace di controllare in ogni momento il rapporto costi-benefici economico finanziari, senza trascurare tutte le altre componenti ovvero i costi e i benefici per i cittadini e per la città che costituiscono un enorme ritorno indiretto, in termini di salute e di felicità, ancora difficilmente quantizzabile.

Il capitalismo naturale e la gestione industriale virtuosa

L’economia circolare è virtuosa e si basa sull’adeguata conservazione della materia.
La materia naturale nei cicli naturali, produce di per sé “economia circolare”.
Un corretto piano per la gestione virtuosa del verde dovrà avere la capacità di capitalizzare la materia e di svilupparne adeguatamente le potenzialità.
Attraverso impiantistica infrastrutturale pianificata e adeguata all’obiettivo, potrà fondere tanto i processi di digestione anaerobica per la produzione del bio-metano che quelli aerobici per la realizzazione del compost.

Francesco Escalona
Architetto territorialista
Co-responsabile del Comitato scientifico
Green Italia


lunedì 17 settembre 2018

Pi Greco, il nuovo romanzo di Francesco Escalona...Un tè flegreo verso l’ora del tramonto



Ebbi tra le mani il manoscritto del romanzo, il secondo della quadrilogia del tufo, circa un anno e mezzo fa e un incontro dialettico con l’autore,  Francesco Escalona, per un confronto sul testo. Lo lessi tutto d’un fiato, anzi quella scrittura non la lessi solo con gli occhi, la osservai attentamente e la ascoltai: l’editor deve avere “occhio e orecchio prensile”! Sin da subito ne intercettai bellezza, virtù e spessore.  
La scrittura di Francesco Escalona fa arricchire. Ha il grande pregio di essere colta, evocativa, suggestiva, con continui richiami mitologici eppure così fluida. È una scrittura che possiede il senso dell’armonia. Un giallo ammaliante, con tutti gli ingredienti del genere narrativo, ma che riesce a dipanarsi morbido, luminoso e sinuoso. Il rapporto privilegiato, lo scrittore, ce l’ha col territorio e con la profonda conoscenza del contesto. Lo ascolta, lo sente e ne riscopre la sacralità. La sua è una natura depositaria di misteri e verità nascoste in cui si muovono e agiscono, variegati, appassionati e zelanti, i protagonisti del suo romanzo. Una natura in cui i luoghi si tingono delle nuances oscure di un passato arcaico ma, al contempo, sono rivelatori di significati. Per noi ultimogeniti figli di Madre Natura invocare il Genius Loci e il suo significato culturale ed emozionale, in una società così desacralizzata, e provare a disvelarlo, è un’opportunità preziosa, da non perdere.  Ogni luogo ha un’anima e quell’anima ha un nome: Pi Greco.
Presentazione: 18 settembre ore 17:00 "Villa Angrisani" via Faro, Bacoli.



Angela Vitale
Rappresentante Legale Gente Green
curatore editoriale

mercoledì 12 settembre 2018

vico Santa Maria delle Grazie a Toledo: l'insostenibile leggerezza del turismo di massa

No, non c'è stato un blitz dei vigili urbani per mancato pagamento della tassa comunale della pubblicità, e non è stato nemmeno l'Assessorato al decoro urbano che ha voluto ripristinare la bellezza e il fascino di un vicolo dei quartieri spagnoli. Non è stata la Soprintendenza che ha intimato di togliere quella “massa di rifiuti sospesi a forma di cuore” perché deturpava il paesaggio... anche se adesso restano fili appesi che forse non toglierà mai nessuno. È stato lo stesso fautore dell'iniziativa che,  dopo quattro anni, ha detto basta! (speriamo non si lascia convincere dalla massa per riposizionare quelle brutte banderuole di cartone a forma di cuore)
Sì, sto parlando di vico Santa Maria delle Grazie a Toledo, il vicolo diventato per molto tempo il luogo più fotografato di Napoli, attrattore turistico di indubbia qualità, di quel turismo “mordi e fuggi” e soprattutto “sporca e scassa”, come lamenta il titolare del negozietto di fiori ad angolo con via Toledo.
Un'affermazione che sintetizza la questione della pressione del turismo di massa in città.
Una grande inconsapevole “operazione di marketing” che da quattro anni richiamava turisti fino al collasso e fino alla scelta di eliminare definitivamente quello che pericolosamente stava diventando il simbolo di un'identità che attraeva un turismo rumoroso e sporcaccione.
Un grande visionario, il fioraio. Prima addobba il vicolo per catturare i turisti, poi si ravvede e, prima di tutti, con un gesto spontaneo e inconsapevole, si oppone al turismo di massa, quasi a rappresentare il malcontento dei residenti del centro storico della città.
Napoli ha bisogno di turismo, ma di un turismo responsabile e sostenibile, un turismo di qualità che richiami l'attenzione di viaggiatori per le sue bellezze artistiche, archeologiche, architettoniche, paesaggistiche...
Viaggiatori non turisti...
C’è una differenza fondamentale tra il viaggiare e il turismo: il turismo è il frutto dell'idea consumistica di visitare e conoscere un posto, un'idea generata da un’industria multi- miliardaria -come affermò il giornalista del National Geographic Andrew Evans alla conferenza TEDx di Vienna di qualche anno fa -  che vende il viaggio, il suo percorso, la sua esperienza, e soprattutto la destinazione, come una merce.
Il viaggio, il vero viaggiare, è quando ti incammini con amore su un sentiero aperto, accettando e auspicando nuovi incontri e nuove culture senza paura di confronto e soprattutto senza paura della diversità. In questo modo qualsiasi cosa ti verrà incontro non sarà un “mordi e fuggi”, ma un'occasione per migliorarsi e migliorare il territorio del posto che si visita.
Per attirare viaggiatori e, contemporaneamente, creare qualità della vita a Napoli, la città ha bisogno di un “piano per la qualità della vita”, cioè la realizzazione e l'attuazione di un piano urbano della mobilità sostenibile, un piano per il verde urbano, un piano per il commercio che eviti che Napoli città d'arte si trasformi in un “mercato di ristoranti e take away".

Carmine Maturo
co-portavoce Gente Green

mercoledì 5 settembre 2018

Giornata Mondiale del Qi Gong, “World Health Qi Gong Day

Sabato 8 settembre alle ore 11.00 al Real Bosco di Capodimonte, nell'ambito degli “Incontri con la Natura” promossi dall'Associazione Gente Green, si celebrerà la Giornata Mondiale del Qi Gong, “World Health Qi Gong Day” è indetto dalla IHQF-International Health Qi Gong Federation.
Nei 5 Continenti, ogni anno, Maestri, Istruttori e allievi, si riunisco in piazze, giardini e spazi di ogni genere, per divulgare questa preziosissima Arte.

La tappa napoletana, che ha lo scopo di avvicinare i cittadini alla pratica del Qi Gong, suggerimento, che mira a migliorare e potenziare il loro stato di salute e benessere, è organizzata dall'Associazione e dalla Ssd IWKA - Napoli
(Accademia Italiana di Arti Marziali Cinesi Tradizionali / Kung Fu / Sandà / Taiji Quan / Qi Gong) in collaborazione di Gente Green.
L'appuntamento gratuito è alle ore 11.00 nelle praterie in una zona adiacente il Cellaio.
La partecipazione è gratuita info 
carmine@carminematuro.info

martedì 28 agosto 2018

Aereoporto di Capodichino vera risorsa per la città?


L'Associazione Gente Green invita cittadini, associazioni, comitati ed istituzioni ad aprire un dibattito
 sui costi ambientali, la sicurezza e la salute dei cittadini rispetto alla presenza di un aereoporto in città, ricordando che proprio per queste problematiche il piano regolatore vigente prevede la delocalizzazione dell'aereoporto di Capodichino


All'inizio era campo di Marte fino a quando, nel XX secolo, non ci furono le prime esibizioni di velivoli. Da allora è trascorso più di un secolo e quelli che erano casali e fattorie sono diventati palazzi, condomini e parchi sia intorno all'aeroporto sia su tutte le Colline della Città del Vomero, Arenella e Capodimonte, attuale rotta dove gli aerei sorvolano i palazzi a poche decine di metri di distanza. 

Oggi l’aeroporto di Capodichino è all’interno dell’aera urbana di Napoli, a qualche kilometro dal centro cittadino, e dai quattro milioni di passeggeri del 2000 oggi ne accoglie più di otto milioni. Troppi per un'aeroporto in pieno centro; infatti il vigente Piano Regolatore Comunale di Napoli prevede lo spostamento dell'aeroporto e la destinazione dell'area a parco (zona F, sottozona Fc - Parchi di nuovo impianto) anche se tutti fanno finta di non ricordarsi.

Nelle manovre di atterraggio da ovest, gli aerei sorvolano a bassissima quota le residenze della Collina di Capodimonte e la sua Pinacoteca, con tutti i suoi preziosi dipinti, e il Bosco di Capodimonte, polmone verde della città. Perfino Jack Lang, già ministro della Cultura, della Comunicazione e dell'Educazione nazionale francese, invitato domenica 9 luglio u.s. a partecipare a un dibattito al Museo di Capodimonte, affermò: “Avete fatto tante cose belle ma non avete ancora risolto il problema del sorvolo degli aerei". 
Nelle fasi di decollo, invece, gli aerei sorvolano il super abitato Centro storico, tutelato dall’UNESCO, sottoponendo tali luoghi a un continuo fragore assordante non compatibile con un Sito inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità e con le loro caratteristiche artistiche e culturali.

Gli aerei, nelle manovre di atterraggio e decollo, sorvolano anche altre popolose aree residenziali della città, tra le quali Bagnoli, Arenella, Vomero, Sanità, San Pietro a Patierno, San Carlo all’Arena, oltre al comune di Casoria. Il rumore prodotto da un solo aereo è tale da sovrastare, anche all’interno delle abitazioni, il suono di un apparecchio radio-televisivo o di una conversazione fino a tardi. Il fastidio diventa insostenibile se si pensa alla frequenza dei voli giornalieri, che aumenta nel periodo estivo, non solo per il maggior numero di voli ma anche per il fatto che per il caldo si tengono finestre e balconi spalancati. 
All’inquinamento acustico si devono poi aggiungere i problemi legati all’inquinamento atmosferico e all’elevato rischio per l’incolumità delle persone, dovuto alle bassissime quote di volo sulle aree residenziali urbane.
In questo quadro, la pur positiva crescita del turismo nella nostra città, legata anche all’incremento di nuove rotte aeree, determina di riflesso rischi sempre più elevati per la sicurezza e l’incolumità delle persone e delle cose a causa della maggiore frequenza giornaliera dei voli.
Ma non è tutto, pare che si vorrebbe utilizzare lo scalo anche di notte e far lavorare l'aeroporto h24 aumentando il danno alla salute dei residenti lungo le rotte e la conseguente svalutazione del valore degli appartamenti ubicati in tali aree.
Non chiediamo di ridurre il turismo, anzi desideriamo che aumenti, ma questa condizione di disagio e di rischio non è più accettabile per molti napoletani che vorrebbero vedere la loro città sempre più valorizzata e conosciuta dal turismo internazionale  in una prospettiva, però, in cui lo sviluppo turistico coincida con il miglioramento della qualità della vita e della salubrità ambientale.
Per coniugare la sicurezza e la sostenibilità ambientale allo sviluppo del territorio, chiamiamo tutte le Associazioni Ambientaliste, i Comitati Civici, i Comitati no fly zone a raccolta, proponendo di avviare un dibattito con l'obiettivo di puntare a realizzare un nuovo aeroporto per la Città Metropolitana di Napoli e il Sud Italia.
La delocalizzazione degli aeroporti, molto comune nelle grandi metropoli europee come Barcellona, Berlino, Parigi, ha determinato indubbi vantaggi sia per il potenziamento dell’aeroporto stesso sia per le città che hanno migliorato, in un’ottica di sviluppo sostenibile, la loro qualità ambientale. Il confronto con la città di Barcellona evidenzia che, a fronte dei circa otto milioni di viaggiatori annui di Capodichino (pare sia un limite normativo invalicabile eppure si punta a 9 milioni e mezzo), l’aeroporto El Prat di Barcellona (delocalizzato a mezz’ora dal centro cittadino) conta oggi 37 milioni di viaggiatori annui. Una scelta coraggiosa come Barcellona significherebbe per la città di Napoli la vera svolta economica e sostenibile.
Paradossalmente sono quindi le caratteristiche e la localizzazione dell’aeroporto di Capodichino a rappresentare un forte tappo per lo sviluppo turistico e, nello stesso tempo, rappresentano un grave problema ambientale e di sicurezza per i napoletani. Si apra il dibattito sulla qualità della vita, sulla sicurezza, sullo sviluppo sostenibile del territorio connessi a una nuova ubicazione dell'aereoporto.

Carmine Maturo
co-portavoce Gente Green

venerdì 24 agosto 2018

Ponte sul Polcevera: Riflessioni e proposte di Gente Green sulle infrastrutture in Italia.

La sicurezza delle infrastrutture passa anche attraverso una corretta riflessione sul modello di mobilità. L'esempio del ponte sul Polcevera, quello purtroppo crollato a Genova, è eclatante.

Come sappiamo, negli anni 50, ma ancora oggi, molti dei decisori e, di conseguenza, dei progettisti impegnati in Italia sui temi del traffico e della mobilità individuarono che lo sviluppo del nostro paese dovesse passare attraverso una infrastrutturazione stradale, realizzata per favorire la mobilità su gomma.
Il triste evento che si è verificato può essere la molla per provare a riflettere e modificare l’approccio. Per fare questo, e quindi per incidere anche sulla sicurezza, è necessario avere una diversa visione strategica che passi genericamente attraverso la pianificazione con l’obiettivo principale della gestione del bene comune, effettuata attraverso una sistemicità sostenibile.
Una riflessione sul crollo del ponte sul Polcevera, a nostro parere, non può non tener conto di particolari aspetti che tendono a dimostrare la nostra ipotesi.

Parliamo di questa tragedia con circospezione (non vorremmo alimentare la cagnara che scoppia puntualmente in questi casi) e grandissima tristezza.
I ricordi specifici di quel ponte e dei lavori su esso effettuati sono quelli di uno di noi Gente Green che ha lavorato per qualche tempo andando su e giù da Genova. I ricordi iniziano dall’Ottobre del ’91, durante il salone nautico internazionale. Trapelò, a Salone in corso, la notizia della necessità di chiudere per lavori di manutenzione straordinaria il ponte sul Polcevera proprio durante quel Salone (!). Per questo i trasporti eccezionali e non, delle “barche” e  non, per il porto e non, per la Francia avrebbero dovuto attraversare altre strade, cosa ben difficile, conoscendo Genova e i suoi livelli di traffico commerciale.
Poco dopo, iniziarono i lavori di cui sopra e i trasporti eccezionali ‘e non’ hanno continuato ad attraversarlo1: detti lavori di manutenzione straordinaria, l’aggiunta esterna di nuovi stralli in acciaio riguardarono solo il primo cavalletto, quello verso Genova centro. Non furono eseguiti sugli altri due “cavalletti” ma, credendo come credo nel dovere delle amministrazioni pubbliche di gestire nell’interesse esclusivo del bene comune i territori e con essi le loro infrastrutture, mi dissi anche, a quel tempo, che evidentemente si era constatato che i problemi erano solo lì”.
E così detti traffici, insieme a tutti gli atri trasporti di merci e traffico leggero, lo hanno attraversato ancora fino a pochi giorni fa.
La sintetica storia di quell’opera.
Il ponte sul Polcevera fu progettato e costruito nei primi anni ’60 in cemento armato, in parte precompresso. Il cemento armato fu inventato alla fine dell’ottocento, pare, da un giardiniere Francese che risolse così il problema dei suoi vasi da giardino che si rompevano facilmente. Poi alla successiva esposizione universale di Parigi, quelli della contemporanea costruzione della Torre Eiffel, fu anche presentata una barchetta realizzata in cemento armato.
Con gli anni la scienza e la tecnica crebbero anche su quest’argomento: si scoprirono i vantaggi nel campo delle possibilità tecnologiche e dell’economicità rispetto al legno, ai mattoni, al ferro. E così iniziarono a nascere le regole tecniche conseguenti; per esempio le prime fatte per tener conto della sismicità dei luoghi sul cemento armato furono solo del 1962, quelle sulla durabilità del composto, addirittura del 1972.
Insomma, una tecnologia ancora giovane soprattutto per valutarne la resa nel tempo.23
Quello che si può serenamente e umilmente affermare è che le variabili che sono mutate nel tempo sono state tantissime. Variabili che se analizzate complessivamente avrebbero, così come lo dovrebbero per tante nostre altre infrastrutture, dovuto far scattare un automatico criterio di precauzione.
Precauzione contro la crescita del rischio al fine di tutelare innanzitutto il bene comune.
Precauzione che solo lo Stato, la nostra cultura, non certo un concessionario, può correttamente realizzare.
Il concessionario deve essere un mezzo, magari per meglio gestire, ma il suo modo di farlo deve necessariamente essere controllato dall’Amministrazione pubblica, perché il fine unico deve essere solo il bene comune. Non altro.
Si è sentito anche disquisire a sproposito questi e quelli e non esperti in ingegneria e in tecnologia edilizia circa le scelte progettuali dell’ing. Morandi. Riteniamo tutto ciò molto grave.
Un progettista, un grandissimo progettista nel caso di Morandi, assume un incarico che contiene di solito delle precise indicazioni. Immaginiamo che esse, nel caso in questione, potessero essere: costruire (in un territorio montuoso) un ponte che permettesse di realizzare il collegamento veloce est-ovest per i mezzi su gomma (quelli di allora, però); che permettesse di non distruggere le case che già erano lì; che permettesse di limitare l’impatto sul defluire delle acque del Polcevera, flusso non irreggimentabile perché dalla quantità molto variabile. L’ing. Morandi, a nostro parere, ha realizzato benissimo quell’incarico.
C’è inoltre da dire che in Italia, in quella repubblicana, quasi mai si è assistito a una pianificazione che per fare o migliorare il bene pubblico abbia particolarmente inciso su quello privato. Non crediamo che sia mai stata fatta una valutazione strategica complessiva per l’inserimento del ponte sul Polcevera. Di certo c’è il fatto che quei palazzi, quelle case, non furono abbattuti e dislocati altrove in occasione della costruzione del  ponte. 4 5
Cosa, purtroppo, usuale nel nostro strano paese. Anche i Francesi, con Murat, a Napoli, realizzarono un ponte per collegare il Palazzo Reale con la Reggia di Capodimonte (il ponte sul quartiere Sanità) non considerando il “bene comune”.
Ma allora la Repubblica era ancora un’ipotesi.
Secondo Gente Green non ha senso ricostruire il ponte crollato e/o realizzare la ‘gronda’ se non si definisce prima chiaramente la visione strategica complessiva.


Quindi, le nostre proposte: 
1.  Per quanto riguarda il caso specifico si deve rilanciare la questione sicurezza dei territori e delle infrastrutture in genere. 
In particolare si deve: 
a) stilare un rapporto sullo stato dei ponti;
b) istituire un’autorità pubblica permanente di riferimento che verifichi continuamente la bontà dei controlli, delle manutenzioni e della loro programmazione, di ogni opera pubblica, qualunque sia o sarà il suo gestore;
c) considerare infrastrutture aereoportuali interne e/o limitrofe ai centri abitati.
2. Pretendere il rispetto delle leggi da parte dei Comuni, in particolare sul Codice della strada, art.36; esso impone l'obbligo di dotarsi di Piani Urbani del Traffico al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico e acustico, ridurre l'incidentalità, favorire il trasporto pubblico, la pedonalità e la mobilità ciclistica. Non concedere finanziamenti alle città prive di strumenti di questo tipo, tenendo conto dei 9000 morti all’anno (fonte OMS) e considerando che i Sindaci sono i soli responsabili in qualità di massime autorità sanitarie locali.
3. Imporre agli enti proprietari delle infrastrutture (Anas, RFI, etc.) la riqualificazione paesaggistica e ambientale delle aree di propria pertinenza, dei tracciati e delle relative aree pertinenziali al fine di realizzare una rete infrastrutturale ecologica.
4. Prevedere finanziamenti settoriali per ZTL, Zone 30, aree ambientali e rete di “percorsi sicuri per le scuole, rete ciclabili urbane e aree pedonali” anche attraverso il corretto utilizzo dei fondi dell'art. 7 e 208 del Codice della strada (proventi dei parcheggi su strada e multe).
5. Equiparare, tra il Nord e il Sud, il numero e la qualità delle infrastrutture per la mobilità data l’attuale disparità in termini quantitativi e qualitativi. 

Filmato del ponte: 


Antimo Di Martino - Comitato Scientifico Gente Green


domenica 29 luglio 2018

Contestata da WWF Napoli, Fiab - Cicloverdi la scelta del Comune di Napoli di usare i fondi del PON METRO

Contestata da WWF Napoli, Fiab e Cicloverdi la scelta del Comune di Napoli di usare i fondi del PON METRO, specifici per la mobilità dolce e la ciclabilità, per i semafori intelligenti, per governare il traffico automobilistico.
Più volte le Associazioni hanno comunicato all'Assessore Calabrese il rammarico per le politiche della Mobilità Sostenibile della Amministrazione comunale, che giudicano inconsistenti.
Molto discutibile, infatti, la scelta di utilizzare i fondi del PON Metro per i semafori intelligenti  invece che per le piste ciclabili così come fatto da tutte le altre aree metropolitane in Italia; scelta senz’altro poco lungimirante, quella dei semafori intelligenti, in un città nella quale andrebbero, prima di tutto, ridotti i flussi veicolari che spesso sono più “fluidi” in presenza di semafori con “ giallo lampeggiant
e". (vedi articolo).
" I fondi per i semafori sono stati praticamente dirottati e sottratti al settore della mobilità sostenibile. Il fatto è che in questi ultimi anni si è andata progressivamente perdendo una visione della città che metteva tra  le priorità: la qualità della vita e dell'ambiente, proprio in una città che aveva cominciato a sperimentare  coraggiosi provvedimenti di diminuzione del traffico veicolare. " dichiara Ornella Capezzuto presidente di WWF Napoli.
"La semaforica "intelligente"che costa svariati milioni di euro è una misura rivolta a far credere agli automobilisti che potranno circolare meglioe più velocemente ( pia illusione).....per i ciclisti ed i pedoni invece il nulla assoluto, neanche una illusione." dichiara Antonio Daniele, responsabile FIAB.
Si può dire che in una città assetata di mille provvedimenti che migliorino il trasporto pubblico, la qualità dell'aria, la sicurezza sulle strade, la vivibilità nelle sue svariate molteplicità; l'unico provvedimento che si avvia è quello dei semafori "cosiddetti  intelligenti", lasciando praticamente inapplicato tutto il PUMS, il Piano della Mobilità Sostenibile.

mercoledì 11 luglio 2018

La città metropolitana della Baia di Napoli (2)


Una nuova forma democratica e green per la metropoli mediterranea del terzo millennio.


 Un'Idea riecheggia in questi giorni in iniziative Politiche e Culturali come se fosse nuova:
la città metropolitana sarà una nuova grande Città: un'alleanza di Territori e di Comunità.
Una Capitale del mediterraneo.
La nuova metropoli dovrà nascere rinsaldando un patto tra città e territori preziosi raccolti intorno a una baia.
La baia di Napoli e la cintura degli antichi ex casali agricoli. Sarà un Patto tra Sistemi Territoriali di Sviluppo.


Da qualche giorno si muovono in tal senso anche le Istituzioni, le Università. Presentandola come un'idea originale.    
Ma non è così.
Questa Idea, una grande idea, parte dalla valorizzazione di un patrimonio collettivo già esistente.
Nacque con la Visione strategica contenuta nel Piano Territoriale Regionale (PTR) - un documento di pianificazione e programmazione pluriennale avviato da una Giunta di centro sinistra e approvato in Consiglio regionale all’unanimità anche col voto della successiva maggioranza di centro destra - e oggi un Patrimonio di tutti.
Un Patrimonio che noi Green abbiamo contribuito a realizzare in questi anni e che difendiamo con forza.
Un Patrimonio fatto di una Visione condivisa e di una Pianificazione strategica.
Un patrimonio prezioso e irrinunciabile perché contiene la Visione conclamata della nuova Campania plurale.
Una visione per il suo sviluppo durevole e sostenibile composta dall'alleanza di 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS).

I STS sono stati identificati una decina di anni fa per  tutti i territori delle regione Campania a partire da due dati fondamentali: la  Geografia e le Comunità.
Ma tenendo conto anche delle tante storie di programmazione negoziata sorte dal basso negli ultimi venti anni che hanno risvegliato dall'oblio i territori spingendoli a ripensare a storia e alleanze.  
Si è trattato perciò, innanzitutto, di una storia di recupero della memoria e delle radici campane; di una storia di progettazione territoriale costruita dal basso.

Nel Piano, ad ogni STS corrisponde un Territorio identificabile e riconoscibile con un nome e una Dominante di Sviluppo desunta dalla storia territoriale, con particolare riferimento, come si diceva sopra, all’esperienza più che decennale della Programmazione negoziata che ha visto il formarsi e il radicarsi di coalizioni  territoriali “naturali”, conclamate, che nel tempo si stanno sempre più “auto identificandosi”, definendosi e precisandosi a partire dalle più antiche esperienze dei Patti territoriali, dei GAL, dei PIT, dei Parchi  regionali e nazionali, dei Pirap e così via.


Nella stessa ottica, anche la nuova Città Metropolitana di  Napoli può leggersi così:
formata dal Centro storico di Napoli e dagli 8 STS che la cingono. Da nove territori raccolti intorno alla baia di Napoli e abbracciati dall'antica Campania Felix.
Una terra straordinaria da recuperare alla sua Ragione prima. Cosa possibile perché le terre vulcaniche sono terre ricche e ancora oggi rappresentano una quota notevole, più del 60%, dell'importante produzione agricola della Campania.

La nuova metropoli de' La baia di Napoli - in questo articolo la chiameremo così - si compone, quindi, come un grande mosaico:
8 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) e 4 grandi Municipalità in cui, per omogeneità dimensionale, viene composta la città di Napoli.
Solo a titolo esemplificativo elenchiamo le zone omogenee identificate: quattro grandi Municipalità per la  Napoli storica: Centro storico, area orientale, area occidentale, area collinare e, poi, la Penisola sorrentina, la Città del Miglio d’oro, la Città vesuviana, la Città flegrea, la Città del giuglianese, la Città del fare, la Città di nord, la città nolana.
Territori, dunque,  con diversa natura e vocazione, ma equivalenti, riuniti per comporre un’unica Città intorno alla baia.
Una grande linea ferroviaria metropolitana, moderna, veloce e accattivante come poche in Europa, raccorda già  questi 12 sistemi territoriali. E lo farà di più tra qualche anno quando saranno conclusi i lavori di raccordo e completamento.   
Una sorta di fibra ottica che congiungerà veloce gli assi di fruizione e visita e i nodi di distribuzione:
le brillanti stazioni saranno sempre più le Nuove porte verso i territori.

Ai territori interni tocca un doppio ruolo strategico primario: essere la porta nord della città e soprattutto l'area dell'innovazione con la grande e moderna stazione di Afragola, motore giovane della  metropoli, con la nuova industria, le aree commerciali, i quartieri residenziali.
Sarà l’area della trasformazione e della modernità.
Un’area che dovrà, perciò, su questa base, essere oggetto di una grande strategia di riqualificazione urbana e ambientale: oggetto di un Grande piano strategico.
Un Grande programma integrato di rifondazione urbana, di riqualificazione sociale ed economica partecipata. Di ristrutturazione urbanistica, riorganizzazione funzionale e ridisegno del paesaggio agricolo e industriale.
Un’area degradata, ma proprio in virtù di questo foriera di un grande potenziale sviluppo.
Il motore giovane e propulsivo della baia.
Potrebbe essere il nuovo vessillo, la terra protagonista della trasformazione socioeconomica della nuova città metropolitana della baia di Napoli.
Il Luogo di una grande azione urbana e territoriale, del ripristino della “rete ecologica urbana”, dei nuovi boschi. Raccordando senza soluzione di continuità aree agricole, boschive e aree  dismesse da reinterpretare.

Un territorio che, insieme alla Strategia per le aree interne, dovrebbe rappresentare l’Asse portante del nuovo Programma comunitario 2020/30.
Ciò richiede per questa parte della Città metropolitana un nuovo assetto di government tra Stato, regione, città metropolitana e comuni.
Un grande Patto.

Sognata così, disegnata così, la città metropolitana sarà un’Alleanza di territori e di Comunità, diverse ed equipollenti.
Terre riunite a mosaico nella nuova entità territoriale con le proprie storie, le proprie caratteristiche, il proprio paesaggio.
Nuovo assetto istituzionale descritto dallo Statuto che, aggiornato con le nuove Visioni, dovrà rappresentare questa alleanza.
8 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) e 4 Municipalità  cittadine.
F2  - Area flegrea
F3  - Miglio d’oro
C7  - Comuni vesuviani
D3  - Sistema urbano Napoli (centro storico, colline, Napoli est e Napoli ovest)
F5  - Isola d’Ischia
C8  - Giuglianese
E1  - Nord est
E2  - Nord
E3  - Nolano

La massima innovazione potrà essere raggiunta se lo Statuto rivisitato esprimerà congruità e coerenza massima tra i Sistemi Territoriali di Sviluppo STS che comporranno la metropoli e i collegi elettorali.
Tutto ciò per garantire nel Consiglio metropolitano la migliore rappresentatività di tutte le Comunità che storicamente la compongono.  

Un ulteriore rafforzamento dell’assetto democratico della città metropolitana si potrà avere con l'auspicata elezione del Sindaco a suffragio universale e con il disegno dei nuovi collegi elettorali territoriali coerenti coi  territori e con le Comunità della baia ovvero, come suddetto, con i STS e con le parti omogenee, le nuove Municipalità riformate che comporranno coerentemente la città Napoli facendo in modo che ogni Municipalità metropolitana abbia una suo carattere forte e una dimensione paragonabile alle altre. 

Riassumendo:
in questa ipotesi, così come rappresentata, avremmo 8 Territori e 4 municipalità urbane.  
In seguito 12 municipalità metropolitane.
Considerando un Consiglio metropolitano composto da 24 consiglieri più il Sindaco metropolitano  eletto a suffragio universale, la città di Napoli eleggerebbe 8 consiglieri su 24. Ovvero, un terzo del Consiglio.
Questa modalità, da inserire nella riforma dello Statuto, potrebbe davvero garantire la corretta rappresentatività democratica di tutte le comunità della metropoli.



In sintesi, e concludendo, solo abbandonando l’asfittico dibattito finora perpetuatosi, – costruito su posizionamenti tattici e strategici dei vari gruppi politici, e rilanciando, invece, una visione ariosa, aperta al contributo di idee creative, ad esempio col contributo di artisti, poeti, pittori e scrittori; categorie del lavoro e del sociale, ma anche dei territori, delle associazioni e delle tante comunità -  solo col coinvolgimento entusiasta dei cittadini, degli abitanti, degli imprenditori e dei lavoratori della Baia di Napoli, potremo comunicare a noi stessi, e al mondo intero, che la nuova città  metropolitana è nata e ha preso forma.

Una Metropoli nuova nata con l'orgoglio e la consapevolezza della sua grande Bellezza dovuta alla forza dei vulcani, al mare che la circonda, alle fertili campagne che la cingono, alle tre isole che la abbracciano.
Una metropoli che si carichi in questa fase storica, responsabilmente, del suo fondamentale ruolo, del plurimillenario destino di Terra Madre del Mediterraneo e del Meridione d’Italia.

leggi la parte 1

Francesco Escalona
co-presidente del Comitato Tecnico Scientifico - Gente Green

lunedì 2 luglio 2018

La città metropolitana della Baia di Napoli (1)


La nuova Città metropolitana come Baia di Napoli e lcintura degli antichi casali agricoli.


E' nei momenti di massima innovazione tecnologica che l'uomo decide di abbattere “le vecchie mura” diventate inadeguate e dare una nuova Forma  alle proprie città. 
Così, successe a Cumae, la Città madre, nel VIII e nel VI secolo a.C., alla Neapolis greca, la città nuova, alla città angioina ed a quella aragonese. Così accadde alla fine del settecento in tutta Europa, quando le antiche mura ormai inutili furono abbattute, e furono costruiti Ring e Boulevar.  Anche a Napoli accadde. Le mura furono inglobate e, infine, scavalcate. 

Nell’ottocento, così, la città tracimò nel territorio extra murale e, varcando anche le sue porte naturali, risalì lungo la collina di Posillipo straripando da un lato nei Campi Flegrei e dall'altro nelle paludi del Drizzagno. A nord, scalando con le funicolari le colline, fondò il quartiere del Vomero.
Alla metà del secolo scorso, complice la realizzazione della Provinciale 1, della tangenziale, e dell'asse mediano, Napoli ha invaso l'area a nord trasbordando nella pianura campana. 
Questa volta, purtroppo, senza progetto e senza Forma urbana.

Il grande urbanista Gianfranco Caniggia, sostenne in un saggio sull'argomento, che le grandi città, alternano brevi periodi di crescita tumultuosa a lunghi periodi in cui ripensano al proprio destino, riarmonizzando progressivamente nei decenni succesivi la loro forma. 
Forse è quello che sta accadendo. Ora e qui.. 

Per Napoli, e per altre dodici grandi città Italiane, siamo alla vigilia di qualcosa di analogo. 
In questi anni di crescita tumultuosa e spesso incontrollata dell’edificato, la Città metropolitana è già nata sotto i nostri occhi spesso distratti e inconsapevoli. Giorno dopo giorno. 
Di fatto, esiste già. 

Nuove norme nazionali promulgate sotto la spinta della contestata Spending Review, oltre all’associazionismo obbligatorio dei piccoli comuni delle aree interne da qualche anno, hanno previsto, dopo decenni di discussioni, un nuovo assetto istituzione per 13 città italiane che sono state individuate come Città metropolitane. 

Dal 2015, (a meno di ulteriori possibili proroghe giustificabili dalla complessità del processo in atto) si sono approvati gli Statuti, ovvero, i Documenti essenziali per la loro “fondazione”. 
O per meglio dire, rifondazione.
Un Documento fondamentale, quello statutario, che potrebbe sancire la fortuna delle nuove metropoli o contribuire al loro declino. Vedremo. 

Tocca ora anche a noi, dunque, concorrere per avviare una fase di riarmonizzazione della conurbazione partenopea; per trasformarla in una affascinante ed efficiente metropoli del terzo  millennio, ponendo l’uomo, le comunità, le culture e la geografia, in sintesi il Territorio, al centro del nuovo disegno come elemento fondante del nuovo Statuto. 
Compiendo un atto, per certi versi Sacro, destinato a lasciare i suoi frutti per molti decenni.

La nuova Città metropolitana sarà la Baia di Napoli e la cintura degli antichi casali agricoli. 
Un' alleanza di territori. 
Una metropoli raccolta intorno al suo mare e in pace con la sua fertile terra. 
Tre vulcani attivi, il suo decantato sole, le brezze e i venti di mare, le forniranno l’energia del futuro.


Breve riflessione sulla storia della città

Napoli ce l'ha nel suo DNA questo destino: 
cambiare spesso forma, immagine e organizzazione, pur restando sempre uguale a se stessa. 
Fu Palepoli, Partenope, Neapolis, capitale Angioina e Aragonese, sede vicereale spagnola, 
nobile capitale illuminista. 
Toccò a grandi cartografi disvelare e rappresentare, con le loro incisioni, di volta in volta, la nuova forma della città: nel ‘400 era nella tavola Strozzi; nel ‘500, furono le tavole del Lafrery a disvelarla, nel '600 la raccontò lo Stopendaal. Nel '700 fu incisa l'immagine della Napoli che più conosciamo e amiamo: quella del Duca di Noja. 
Era l’immagine della nuova capitale illuminista, inquadrata sulle nuove porte: il ponte della Maddalena, i Granili, l'Albergo dei poveri e la via nuova Poggioreale. Strade ed edifici inquadravano la collina di San martino e costruirono l'immagine della cottà che tutti amiamo. 

La Grande Napoli, sarà davvero la baia di Napoli? O si tratta solo di una elucubrazione intellettuale? 
Lo è già.
Una città straordinaria, raccolta intorno al suo mare. 
Il famoso golfo che abbraccia Napoli, diventerà una baia che raccoglierà la nuova metropoli.  
Una baia come quella di Amsterdam, come San Francisco, come Venezia. 
Una Baia, con tre isole a farle da porta. 

Sarà una nuova metropoli cinta da importantissimi centri urbani e come sempre, da un'area agricola ricchissima alle spalle. Anche se oggi fortemente squilibrata e degradata. 

La nuova Napoli sarà  “una collana di perle”. 
Luoghi, tra i più conosciuti nel mondo, saranno raccolti in una sola grande città. Formeranno l’Identità e la struttura culturale, economica e sociale della nuova metropoli. 
Leggiamone alcuni in sequenza, come se fossimo in viaggio nella baia, dal sorgere del sole verso il tramonto: la Sorrento di Caruso; Vico Equense, punta finale dei monti Lattari; la Castellammare delle acque; l'immensa Pompei capitale dell'archeologia, la Torre del Greco dei coralli e delle ville barocche; Ercolano, dagli scavi più preziosi; la Boscoreale delle ville rustiche; Torre Annunziata delle ville e di Oplonti; la Portici della Reggia borbonica e del Miglio d'oro; la San Giorgio delle ville e di Massimo Troisi.
Al centro della baia, Napoli, Patrimonio dell'umanità, con san Martino e Sant'Elmo a fare da Nuova acropoli per il grande Centro Antico greco-romano patrimonio Unesco, la reggia di Capodimonte, il Museo archeologico; e, a occidente, i Campi Flegrei: Pozzuoli - Dicearchia,  Baia, dal Palatium  termale in parte sommerso , 
Miseno, il porto della Classis Misenensis. 
Verso il tramonto, la città madre: Cuma, a chiudere il golfo, con Monte di Procida, Procida e Ischia. 
Tutt’intorno alla baia, la terra degli antichi Casali agricoli: i preziosi frammenti di una Campania felix, terra fertile e felice come poche nel mondo, che attende ora che si lavori bene per recuperare il suo nuovo destino. 
Terre preziose e terre da bonificare, fianco a fianco. 
Ma è una campagna viva la campagna dei casali. Croce e delizia.
E, tre vulcani attivi, a darle l'energia pulita e a basso costo.. 


Quante città possono raccontare una tale ricchezza?
La città metropolitana sarà una nuova grande Città: un'alleanza di Territori e di Comunità. Una Capitale del mediterraneo. 
La nuova metropoli dovrà nascere rinsaldando un patto tra territori preziosi.
Un patto tra Sistemi Territoriali di Sviluppo. 
La normativa statutaria le chiama zone omogenee, ma è lo stesso. Sono Unioni di terre millenarie, raccolte intorno alla vecchia Napoli, ora non più schiacciate dal suo peso, non più periferie perché diventate parte integrante di essa. Ad ognuna un compito. Ad ognuna un destino all'interno della Nuova città.
La nuova metropoli del III millennio, potrà così finalmente presentarsi al mediterraneo, e al mondo intero, come  l'alleanza dei Territori e delle Comunità della baia di Napoli. 

Quest'Idea, finalmente, riecheggia in questi giorni in iniziative Politiche e Culturali come se fosse nuova. 
Si muovono in tal senso Ie Istituzioni, le Università.  
Ma non è così.
Questa idea parte dalla valorizzazione di un patrimonio collettivo già esistente. 
Nacque con la Visione strategica contenuta nel Piano Territoriale Regionale (PTR) - un documento di pianificazione e programmazione pluriennale avviato da una Giunta di centro sinistra, e approvato in Consiglio regionale all’unanimità anche col voto della successiva maggioranza di centro destra - e oggi un Patrimonio di tutti. 
Un Patrimonio che noi Green abbiamo contribuito a realizzare in questi anni e che difendiamo con forza. 
Un Patrimonio fatto di una Visione condivisa e di una Pianificazione strategica. 
Un patrimonio prezioso ed irrinunciabile perchè contiene la Visione conclamata della nuova Campania plurale. 
Una visione per il suo sviluppo durevole e sostenibile composta dall'alleanza di 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS).

Francesco Escalona
co-presidente del Comitato Tecnico Scientifico - Gente Green